BLUE-JEANS: IL SIGNIFICANTE ASSOLUTO


I jeans sono un capo d'abbigliamento molto particolare, con una storia alle spalle e con caratteristiche peculiari.

Il termine blue-jeans indica il pantalone con taglio a 5 tasche, in tessuto denim, di cui le posteriori sono cucite sopra la stoffa del corpo del pantalone.

Il denim è, come si sa, un tipo di stoffa robusta un tempo riservata esclusivamente ai lavoratori.

Come ci suggeriscono molti testi la primogenitura in fatto di fabbricazione dei blue-jeans viene ricondotta, storicamente ma in maniera non sempre univoca, alla città di Genova o al Genovesato in genere, in virtù della grande tradizione tessile che fin dall'antichità ha costituito una importante voce nelle esportazioni liguri di manufatti.

Il termine inglese jeans venne utilizzato fin dal 1567, quando da Genova iniziò la grande esportazione di questo materiale per realizzare pantaloni robusti adatti a lavoratori di fatica, una sorta di uniforme, ideale per proteggere le gambe degli operai da graffi e abrasioni dovuti al carico e scarico di merci o altri lavori pesanti.


Con il passare del tempo, da indumento da lavoro, i jeans si sono trasformati magicamente, grazie alla comunicazione e alla Moda, in capi con connotazioni molto diverse.

I jeans sono significanti puri, ovvero sono segni
[http://polisemantica.blogspot.com/2006/06/segni-simboli-icone-e-indici.html]
che possono assumere qualsiasi significato.

Possono trasformarsi con qualche accessorio e minime varianti da capo da lavoro a capo da sera, da indumento feriale a festivo.

Il jeans può essere tutto e il contrario di tutto: rude, seduttivo, innovativo, classico, per maschi produttivi o ragazze sexy, per lavoro o tempo libero, connotativo di seduzione o comodità, allusivo sia di sesso facile che di vacanze in famiglia.

Il jeans lo porta il giovane professioniste con giacca e cravatta quando vuole significare di non essere (ancora) completamente integrato, lo infila, molto aderente, la ragazza con un corpino di lamè per una serata romantica o trasgressiva, lo indossa il bambino che va alle elementari, la bimba nel passeggino, il sessantenne che non si arrende all'incalzare dell'età e si sente sempre nell'animo un ventenne alle prese con la rivoluzione del '68.

La medesima persona può indossarlo con un maglione per una serata in pizzeria, con una tshirt per una gita in campagna o per lavori nell'orto, con una camicia di seta e dei gioielli per un aperitivo alla moda, con un giubbino per una passeggiata con gli amici.

Il fatto che i jeans siano colorati in modo più o meno intenso, che abbiano strappi e buchi creati ad hoc, che siano più o meno stinti, più o meno sformati o attillati (quindi agendo sulle categorie eidetiche e cromatiche [http://polisemantica.blogspot.com/2006/06/le-categorie-eidetiche.html] cambia il significato di ciò che vogliamo comunicare agli altri indossandoli.

Qui accanto vediamo una delle innumerevoli varianti di comunicazione usate dalla pubblicità di Moda per connotare questo capo.

In questo caso, con i jeans di Dolce & Gabbana, si vuole comunicare sensualità, libertà, armonia con la natura, genuinità e vi è anche un accenno alle carte da gioco, con la doppia coppia capovolta.

Ma le possibilità di associare un messaggio a questo segno della comunicazione che sono i jeans, sono veramente pressoché infinite.


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